Lo scorso 5 Luglio il Royal Insitute of International Affairs ha compiuto cent' anni. Il centro studi fu fondato a Londra da un gruppo di uomini d'affari e docenti universitari che, al termine della Grande Guerra (1914/1918), decisero di creare un legame tra il Regno Unito e gli Stati Uniti d'America al fine di affrontare, in modo razionale, lo status delle relazioni internazionali.
L'obiettivo fu quello di diffondere i principi della democrazia liberale, della mondializzazione.
Il Royal Institute si occupa di analisi geopolitiche, diritto, economia,risorse energetiche e sicurezza a livello globale. Il centro studi britannico organizza tavole rotonde tra i suoi appartenenti, che sono imprese, istituzioni accademiche, organizzazioni non governative e singoli individui. Il think tank, tra i più autorevoli a livello globale, ha sede nel cuore di Londra, al numero 10 di St Jame's, presso un edificio storico che ospitò William Pitt, conte di Chatham (1708/1778), ministro della Guerra durante la guerra dei Sette anni (1756 / 1763).
Di qui il nome per cui, da sempre, è conosciuto il think tank: Chatham House. Su questo importante centro studi aleggia una macchia di mistero. Complottisti - ma anche alcuni esperti di politica internazionale- di mezzo mondo lo definiscono un circolo - elitario - di potenti che opera su scala sovranazionale. Una sorta di "Bilderberg accademico". Ad accentuare questa "macchia" vi è una regola ferrea. Regola, priva di valore giuridico, che vige dal mese di Giugno 1927, la"Chatham House Rule".
I partecipanti ai seminari, a porte chiuse, promossi dal think tank, possono utilizzare le informazioni indicate nel corso dei dibattiti. Non possono divulgare l'identità o l'affiliazione degli intervenuti. L'anonimato è sinonimo di apertura e condivisione di informazioni: minore formalità e maggiore rispetto tra le persone. Di più, l'anonimato consente ai partecipanti di formulare delle idee audaci che, in un contesto formale, forse non sarebbero disponibili ad elaborare.
Robin Niblett, direttore di Chatham House, ha
dichiarato che il ruolo del think tank nel dibattito pubblico determina la necessità di una governance meno opaca, attenta alla comunicazione online. In questo quadro i documenti cartacei, gli archivi completi degli studi elaborati dal think tank- migliaia di documenti- sono stati trasferiti in una banca dati e, su richiesta, disponibili alla consultazione.
Chatham House non riceve finanziamenti statali e non difende un interesse privato. L'Istituto britannico è intervenuto poco nel dibattito sulla Brexit, in virtù della sua neutralità politica. Ma a leggere attentamente i suoi documenti - riportati sul sito - si comprende che Chatham House si è opposto alla uscita del Regno Unito dalla Unione europea. Contrariamente al pensiero corrente Chatham House non è, come dire, territorio per soli uomini.
Tra i fondatori vi furono delle donne molto influenti nel dibattito pubblico. Ricordiamo Millicent Garret Fawcett (1847/1929) e Edith Balfour Lyteelton (1865/1948) componenti della Società delle Nazioni negli Anni Venti, che sedettero nel consiglio scientifico del think tank all'inizio degli Anni Trenta.
Attualmente circa la metà dei responsabili dei programmi del centro studi sono delle donne, tra le quali le più riconosciute a livello mondiale nei loro settori. Bruno Tertrais,politologo francese e direttore della Fondazione per la ricerca strategica, ha dichiarato che "Chatham House resta indispensabile.
È una vecchia signora che ha saputo adattarsi alla sua epoca, riformando il proprio funzionamento"
Fonti:
http://www.treccani.it/enciclopedia/chatham-house/
https://www.lesechos.fr/weekend/business-story/chatham-house-le-club-de-lelite-anti-brexit-1211818
https://www.chathamhouse.org/research/publications/ia